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Voci di donna...

01/07/2006
La creazione attiene indiscutibilmente al femminile, in un tempo e in uno spazio assoluti ci partorì, e con noi l’intero universo sino a giungere alla nostra più antica antenata (sicuramente africana, all’alba dell’uomo) che alzò gli occhi al cielo ed emise i primi suoni vocali inarticolati. Il femminile, il suono antico della voce, dalle profondità della terra col nome di una delle più ancestrali grotte carsiche di Puglia, una sorta di Ade dove leggenda vuole si possano ascoltare le voci dei trapassati, in una parola Faraualla.
Le Faraualla (5 ragazze), Gabriella Schiavone, Maristella Schiavone, Teresa Vallarella, Loredana Perrini e Paola Arnesano, prestigioso ensemble di vocalist tutte originarie dell’area barese, sono divenute in oltre 10 anni di attività (nascono nel ’95), il più prezioso gioiello dello scrigno della nuova musica popolare made in Puglia.
Da un background composito e da un lavoro di ricerca su tutte le espressioni di musica vocale del mondo (dall’area balcanica e centro-europea, le voci bulgare in particolare, a quella del «profondo» Nord, dall’Africa e Medioriente alle tradizioni del continente Americano sino all’estremo Est, il canto medievalerinascimentale e gregoriano occidentale) nasce il loro progetto sonoro, inizialmente portato avanti nella classica forma a-cappella e successivamente evolutosi anche con accompagnamento ritmico-percussivo (che dal vivo rende i loro spettacoli davvero ipnotici e suggestivi) con la collaborazione di due incredibili percussionisti di mestiere, Cesare Pastanella e Pippo «Ark» D’ambrosio. Aggiungete a tutto ciò la pugliesità, i nostri suoni e un nostro dialetto immaginario usato come esperanto, antiche cantilene e racconti rielaborati (con testi anche in italiano) ed una creatività compositiva e arrangiativa sublime, frullate il tutto e forse così avrete una pallida idea del progetto Faraualla.
Il live act, assistere ad una loro esibizione è in realtà l’unico modo per fruire pienamente della magia sonora Faraualla, ascoltare la loro produzione discografica (2 album CD bellissimi, «Faraualla» del 1999 e «Sind» del 2002 e tantissime partecipazioni in album/compilation di etno-world music nazionali ed internazionali) non basta, serve solo a scatenare la voglia incontenibile (per chi ovviamente non si accontenta più di esperienze sonore banali) di «essere» presenti ad una loro performance. Un concerto/esperienza, che rende «preda» e avvolge lo spettatore, volo pindarico lontano dalle miserie dell’umanità che ci avvicina invece alla nostra origine divina, un «altro» dalla dimensione umana che solo la musica (e le voci) possono evocare. Faraualla è infine l’esaltazione della voce femminile come strumento, un intreccio vocale, progettato ed estetico, ai confini della polifonia (arte che ci appartiene, presente da sempre nelle viscere della cultura sonora meridionale e pugliese in particolare).
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